orge
Puttana in autogrill nel cesso 2
di pamyzi1
15.10.2020 |
22.116 |
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"Quando venne appoggiò la sia testa tra le mie tette sporche e io lo accolsi, gli accarezzai i capelli, tutti sudati e sporchi, avevano un pessimo odore ma..."
..............................Si abbassa la zip, e inizia a pisciare, mi rigiro per staccarmi ma non ne ebbi il tempo, una mano mi tappò la bocca, un’altra mi spinse a terra, inciampai e caddi, il culo all’aria, le braccia non mi sorressero e mi ritrovai stesa, le tette e il viso erano sul pavimento sporco di quel cesso tutto bagnato di piscio. Era una situazione surreale, urlai cadendo e vedevo i piedi dell’uomo accanto, mi tappai la bocca con la mano, e la morsi quando il suo cazzo mi entrò nel culo, ero vergine, nessuno ci aveva mai provato e io avevo bloccato ogni tentativo di ‘accesso’. Sentì prima il suo sputo poi il cazzo entrò, una botta, un dolore lancinante mi avvolse e non riuscivo a muovermi, quando entrò gemetti, anzi soffocai un urlo mordendomi la mano più a fondo. Il signore accanto se ne accorse e si abbassò per vedere.Quando mi vide il suo sguardo era allucinato, mi guardò in faccia per un momento, un momento interminabile, era sconvolto, la bocca aperta e gli occhiali sul naso, era vecchio, molto molto vecchio, almeno visto dal basso. Poi la sua bocca si trasformò in un sorriso. In quel momento ebbi paura.
Poi passò a guardarmi le tette, schiacciate sul pavimento sporco e bagnato, quello sguardo mi raggelò e mi dimenticai di avere un cazzo nel culo, ma non ci misi molto a ricordarmelo perché lui si iniziò a muovere e io iniziai ad urlare, ormai ero stata scoperta. Il signore accanto iniziò ad ansimare, ridendo. Vidi che salì sul cesso e si affacciò nel gabbiotto, l’uomo dietro di me lo vide e iniziò a ridere ‘ecco troia, quello che ti meriti!’ un uomo che ti filmi mentre ti rompo il culo. Poi sentì solo dolore, iniziò a muoversi sempre più veloce, iniziò ad urlare e io con lui, sconvolta e bagnata. Ero bagnata ovunque.
Passò un tempo indeterminato, sembrava infinito ma alla fine il dolore si trasformò in piacere, mi liberai la bocca dalle mani e mi alzai con le braccia, ero a novanta, riuscì anche a girare la testa, guardando in alto vedevo il mio uomo con la faccia rossa che mi scopava, guardava assatanato il mio culo, gli occhiali specchiati erano a terra, e dietro di lui il vicino che mi filmava con il telefono. Ero estasiata, iniziai subito a toccarmi e a gemere a ritmo con le spinte nel culo che mi dava quel porco che avevo dentro.
Ogni tanto sputava sul mio buco, usciva si sputava sul cazzo e poi me lo ficcava dentro, con violenza. Andammo avanti così, sentivo il culo veramente aperto in due, il cazzo era troppo grosso, per fortuna non scendeva molto in fondo e immaginai cosa significava avere un cazzo lungo nel culo, la sensazione inizialmente mi fece paura, poi iniziai a sentirmi affascinata da questa idea e il piacere divenne desiderio. Iniziai a toccarmi la figa, a torturarmi il clitoride, riuscivo anche a toccargli le palle e spremerle e a spingermele verso la figa, lui mi accontentò, però fece uscire il cazzo dal culo, velocemente.
Inaspettatamente sentì come un vuoto dentro, mi mancava qualcosa, poi iniziò a masturbarmi con le palle, poi mi allargò la figa con una, due e tre dita per poi infilarci le palle, una alla volta. Si dovette quasi inginocchiare, mi stese il cazzo tra la figa e il culo ma simulò comunque la scopata, mi strinse i fianchi sempre più forte e mi scopava, il tizio continuava a filmarmi ma adesso aveva solo una mano in vista, riuscivo ad immaginare facilmente cosa stava facendo, così mi abbassai da sotto il gabbiotto e sbirciai affianco, era con il cazzo in mano, si stava segando anche lui.
Lo guardai gemendo. ‘lo voglio, dammelo, lo voglio, ti prego!’- dissi, sorpresa persino di me stessa. ‘oddio ti sta implorando per un po’ di minchia in più, che puttana che sei, sei una troia, una troia assurda, una puttana, sei troppo troia !’
Mentre parlava continuava a scoparmi con le palle, il cazzo sbatteva sul mio culo e mentre continuava ad insultarmi sentì salire l’orgasmo. ‘ sto venendo!! Continua continuaaa!’ ma lui si fermò, mi sfilò le palle dalla figa, un per una quando uscì la forza mi venne a mancare e le braccia cedettero. Mi accasciai a terra, anche la figa toccava appena il pavimento lurido di quel cesso, i due uomini continuavano ad insultarmi, mi sputarono addosso mentre urlavano i peggiori insulti, non lo sentivo. Io stavo ridendo.
Mi rialzai, mi rimisi a pecora e mi girai, le tette erano marroni, era uno schifo quel cesso, ormai c’era di tutto a terra, piscio, sborra, i miei liquidi, sudore e saliva colata. Era un troiaio, il posto adatto a me.
Mi fiondai sul suo cazzo, l’odore era afrodisiaco. Era ancora duro, e mi stavo toccando, così mi strattonò e mi fece alzare in piedi, mi fede salire sul cesso e il signore accanto mi iniziò a baciare, mi leccò tutta la faccia e con la mano, libera dal cazzo, provava a strizzarmi le tette, mi iniziò a schiaffeggiare e lo fece anche quel porco accanto a me, mi aprì le gambe e mi schiaffeggiò la figa bagnata, non sentivo dolore, solo il rumore e gli schizzi che venivano dalla mia figa.
Le sua mani si bagnarono in fretta e se la passò sul cazzo per poi spalmarmele in faccia. Poi in bocca, mi iniziò a scopare la bocca con le mani, prima tre dita, poi divennero quattro, si intromise anche il tizio accanto, la bocca mi faceva malissimo, la saliva mi colava ovunque, con una mano stavo per toccarmi quando il porco accanto a me mi fermò mi prese la gambe con le braccia e mi infilò il cazzo in figa.
Mi appoggiai alle sue spalle possenti, sentivo la sua pancia grassa accanto alla mia, le mie tette battevano sul suo petto, la mano del vicino sempre nella bocca, quando mi saliva il vomito la toglieva e mi spalmava il viso, avevo le lacrime, il trucco sciolto sporcava la polo di quel maiale. Il mio maiale. Mi fece saltare sul suo cazzo, sentivo il suo fiato sul collo. Mi stava trombando come non avrei potuto mai immaginare, il tizio filmava, io lo guardai negli occhi. ‘sono una troia!’- dissi ridendo. ‘una vera PUTTANA’ marcai le T nel pronunciare la parola. Il tizio acconsentì, annuì con la testa, la bocca spalancata e ansimante.
L’orgasmo arrivò veloce, era una cosa allucinante, lo sentii per tutto il mio corpo. se ripenso a quella straordinaria esperienza mi ritrovo ancora bagnata e affamata di cazzo. Iniziai a tremare, mi appoggiai al muro freddo dietro di me, e con una mano strinsi il braccio del mio vicino che iniziò ad ansimare, ‘ vengo, aiutami, oddiooo oddioo è straordinario. Ancora ANCORA!!!!!’ urlai venendo.
Avevo gli occhi sbarrati, la bocca aperta, la testa pendeva da un lato e la lingua con lei, e la saliva scendeva.
Fu talmente travolgente che squirtai, non me ne accorsi, sentivo solo quel maiale urlarlo, urlava quanto ero troia, tutti e due me lo stavano dicendo, con il fiatone entrambi e poi, poi il porco venne, dentro di me.
Nessuno mi era mai venuto dentro, sentivo solo la sborra riempirmi, tuttora non ho parole per descrivere quella sensazione, credo che solo le donne possano capirmi. Quando venne appoggiò la sia testa tra le mie tette sporche e io lo accolsi, gli accarezzai i capelli, tutti sudati e sporchi, avevano un pessimo odore ma non per me.
Non per la puttana che sono.
Non mi lasciò neanche il tempo di riprendere fiato che mi fece scendere da dosso.
Mi appoggiò sulla tazza, ero nuda, tutta grondante ed ero appoggiata su un cesso sporchissimo, quel porco del vicino che mi guardava dall’alto e l’altro maiale che mi puntava il cazzo in faccia, guardavo entrambi ridendo, ero fiera di me, una puttana.
Così afferro i fianchi del maiale e inizio a scopargli il cazzo con la bocca. In un attimo mi afferra la coda, se la rigira sulle mani e mi pompa fortissimo la testa verso il tuo cazzo, i peli del pube mi solleticano il naso, sono fastidiosissimi, era la prima volta che qualcuno mi scopava con un cazzo peloso, ma era bellissimo perché i peli trattenevano tutti gli odori della mia figa, e della mia piscia di prima. Era allo stesso nauseante e afrodisiaco, un odore che non ho mai dimenticato.
Distolgo l’attenzione dall’odore quando il vicino inizia ad urlare, ulula il mio nome e capisco che vi sta segando, sento un rumore costante sulla porta, sempre più veloce, un ticchettio fastidiosissimo che però mi fa capire che si sta segando quel cazzetto piccolo che si ritrova.
Quando viene si appoggia con un braccio al muro, i suoi occhiali cadono a terra, lo guardo in faccia per quanto posso, è tutto rosso. Ha la bocca aperta e la saliva cola.
Quando viene dice più volte il nome di una persona, chiama una certa Monica, la cosa mi infastidisce moltissimo.
Mi allontano dal cazzo del mio maiale che avevo ancora piantato in bocca.
Mi alzo, apro la porta a stento, ho le mani tutte sudate, e solo quando sono nell’atrio’ del cesso realizzo che nessuno è entrato nonostante l’autogrill fosse pieno di gente in sosta. Mi sembra strano.
Noto che la porta è chiusa mentre prima era aperta e anche questo mi suona strano.
Mi avvicino alla porta del vicino e busso forte, quando il tizio la apre mi accorgo che anche il maiale che era con me sta guardando, è appoggiato all’uscio della nostra porta, il cazzo da fuori è ancora duro, lo guardo dall’alto in basso sorridendo mentre il vicino apre la porta.
La apre e finalmente ammiro il nostro spettatore, è un omino bassino, più basso di me, vecchiotto. Anche lui aveva il cazzo da fuori, era piccolissimo e ci rimasi anche un po’ male a guardarlo, ma poi pensai che così potevo facilmente prendere cazzo e palle insieme e mi rallegrai. Il cazzettino era moscio infatti sulla parete c’erano un paio di schizzi di sborra che colava.
Luce per i miei occhi.
Mollai un ceffone a quel maiale per aver fatto il nome di questa Monica.
Poi mi siedo sul cesso, notai subito le impronte nere che avevano lasciato le scarpe di quel porco, iniziai a guardare la sborra che colava sul muro, anche il mio maiale si era avvicinato, si stava segando, anche il vecchio lo stava facendo, con due dita sole, che tenero, anche se il cazzo era ancora moscio.
”Chi è questa Monica?’ dissi, ‘è forse più troia di me?’ continuai. Il maiale rideva e annuiva, il vecchio al contrario disse di no, ‘Scusami Silvia, non l’ho fatto di proposito. Monica è mia nipote e me la ricordi molto, vorrei scoparla come ti sei fatta scopare tu da anni, scusami!’
Non lo perdonai facilmente, glielo feci sudare il mio perdono’.
Quel porco invece continuava ad annuire e anche questo mi infastidì così mi alzai. Iniziai a strusciarmi contro la parete colante di sborra, la leccai, ci passai tutto il viso, poi le tette. Le bagnai tutte con quel succo fresco.
‘Adesso che dici, sono più troia io di quella stronza di Monica?’ dissi, continuavo a fissarlo negli occhi mentre mi sbatte al muro, iniziai a sbattermi contro il muro come se ci fosse veramente un cazzo che mi scopava da dietro.
Continuai mentre con una mano iniziai a massaggiarmi la figa, era apertissima, sentivo bene il buco aperto da quel cazzone.
Quel maiale continuava ad infastidirmi dicendo che ancora non ero ai livelli di Monica, quell’altro iniziò ad assecondarlo, era comparso quel ghigno che avevo visto prima dal pavimento del cesso sulla sua faccia, ero di nuovo spaventata, entrambi mi fissavano, ridendo e dandomi della suora in confronto al troione di Monica, dicevano che non ero nessuno in confronto a quella troia da monta della nipote, iniziarono a dire che Monica era più brava, succhiava meglio, aveva le tette più grosse, i capezzoli enormi che accoglievano quei cazzi che avevo davanti.
Infierivano dicendo che il culo di Monica era sfondato, era più rotto del mio. Ero furiosa, iniziai a sfregarmi fortissimo la figa, ancora più forte ad ogni accenno a quella stronza.
L’orgasmo salì rapido, fu travolgente, quei maiali continuavano ad urlare il nome di Monica.
Ero nervosissima, fu un orgasmo diverso dagli altri, ero furiosa e iniziai a ringhiare mentre quei due maiali ridevano beati al mio cospetto,ma io mi sentivo piu' puttana di Monica , la troia ..............per commenti [email protected]......................
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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